DOLORE ACUTO O CRONICO? SCOPRI LA DIFFERENZA E COME L'OSTEOPATIA PUO' ESSERTI D'AIUTO
- giulialunardi997
- Sep 22
- 4 min read
Molte persone arrivano in studio con un dolore che dura da mesi o addirittura anni. Spesso raccontano: "Ho fatto molti esami, il medico dice che non c'è niente...eppure continuo a sentire dolore!". Questo accade perchè non tutti i dolori sono uguali: esiste una differenza importante tra dolore acuto e dolore cronico.
Dolore acuto: un segnale utile al corpo🚨
Il dolore acuto è un vero e proprio segnale d'allarme che il nostro corpo utilizza per indicarci la presenza di un problema.
Compare solitamente in seguito a una lesione, un trauma o un processo infiammatorio. Il dolore tende ad essere molto inteso, ben localizzato e la sua durata è generalmente breve, limitata al tempo necessario alla guarigione della causa che lo ha scatenato.

Il dolore acuto ha una funzione protettiva fondamentale: ci spinge a limitare i movimenti della zona coinvolta e permette ai naturali processi di guarigione di compiersi in sicurezza.
Alcuni esempi di dolore acuto:
Una distorsione di caviglia giocando a calcio (Fig. 1)
Un mal di schiena dopo uno sforzo
Un taglio o un'infiammazione acuta
Quando i tessuti guariscono, il dolore acuto si riduce e scompare.
Dolore cronico: quando l'allarme non si spegne⏳
Il dolore cronico è un dolore persistente, che dura per più di 3 mesi. In questi casi, perde la sua funzione di allarme e non segnala più un danno immediato.
La causa iniziale può essere ancora presente, come una lesione o un'infiammazione che non è guarita completamente. Tuttavia, in molti casi il dolore diventa indipendente dalla sua origine: il corpo e il cervello continuano a percepirlo anche dopo la risoluzione della lesione. Questo fenomeno prende il nome di centralizzazione del dolore (Nijs et al., 2021).
Che cos'è la centralizzazione del dolore?
Dopo un periodo prolungato di dolore, il nostro sistema nervoso (midollo spinale e cervello) può diventare ipersensibile, continuando a "ricordare" il dolore come se fosse ancora presente (Fig. 2). In pratica:
Amplifica gli stimoli, anche quelli che normalmente non sarebbero dolorosi
Mantiene la percezione del dolore anche senza un danno reale
Tratta il dolore come un'abitudine consolidata
(Arendt-Nielsen et al., 2017)
Una metafora molto semplice per capire questo fenomeno: è come un allarme di casa che continua a suonare anche senza ladri.

Perchè il dolore cronico è più difficile da eliminare
Il dolore cronico può risultare più difficile da trattare rispetto a quello acuto e spesso ha un impatto significativo sulla vita quotidiana, influenzando la sfera psicologica e sociale di chi ne soffre.
Lo stress, la fatica e la paura del movimento possono alimentare un vero e proprio circolo vizioso, rendendo fondamentale un approccio globale per ridurre la percezione dolorosa.
In questo tipo di dolore sono coinvolti più livelli contemporaneamente:
Tessuti: muscoli, articolazioni e fasce che, nel tempo, si irrigidiscono e si compensano tra loro;
Sistema nervoso: in continuo stato di allerta, pronto a percepire dolore anche senza un reale danno;
Aspetti emotivi: Ansia, frustrazione e paura del movimento che rinforzano la sensazione dolorosa.
Per tutti questi motivi, non basta trattare il sintomo: è necessario un approccio integrato che consideri corpo, mente e stile di vita, così da intervenire sul dolore cronico in modo efficace e duraturo.
Come l'osteopatia può intervenire
L'osteopatia non valuta solo la zona dolorosa, ma l'intero equilibrio del corpo. Gli obiettivi principali in caso di dolore cronico sono:
Ridurre tensioni meccaniche a livello articolare e muscolare
Migliorare la mobilità dei tessuti e la circolazione globale
Riequilibrare il sistema nervoso, favorendo una riduzione dello stato di allerta
Favorire la consapevolezza del paziente sul proprio dolore, aiutandolo a muoversi con meno paura
(Arribas-Romano et al., 2020)
E' importante sottolineare che la risoluzione del dolore cronico richiede tempo. Il percorso consiste nel rieducare il corpo a muoversi senza dolore e, allo stesso tempo, far comprendere al cervello che quella zona non rappresenta più un pericolo.
Con la progressiva riduzione delle tensioni e con stimoli positivi, il sistema nervoso impara che non deve più inviare il segnale doloroso: l'allarme, poco a poco, si spegne.
Consigli pratici per chi soffre di dolore cronico
Oltre i trattamenti, ci sono delle strategie che possono fare la differenza (Fig.3):
Muoviti con gradualità
Evita di stare fermo per molto tempo. Camminate, stretching dolce o esercizi a basso impatto aiutano il sistema nervoso a "riprogrammare" la percezione del dolore.
Pratica la respirazione diaframmatica
Inspira lentamente dal naso gonfiando l'addome, espira lentamente dalla bocca. Dedica 5 minuti al giorno a questa pratica, ti permetterà di ridurre lo stress e di calmare il sistema nervoso.
Cambia spesso posizione
Non esiste una postura perfetta. Il problema non è "come stai seduto" ma "quanto a lungo stai fermo nella stessa posizione".
Dormi e rilassati
La qualità del sonno influisce direttamente sulla percezione del dolore. Rituali di rilassamento (respirazione diaframmatica, meditazione, camminata lenta) aiutano a spegnere l'allarme del sistema nervoso.
(Seal et al., 2017)

Conclusione
Il dolore cronico non è un segno che il corpo è "rotto" o che non ci sia speranza. E' piuttosto il risultato di un sistema nervoso che ha imparato a percepire dolore anche senza un danno reale.
Con un approccio globale, che unisce osteopatia, movimento e buone abitudini quotidiane, è possibile ridurre questa sensibilizzazione e migliorare la qualità della propria vita.
Se soffri di dolore da tempo, non rassegnarti: affrontarlo in modo mirato è il primo passo per interrompere il circolo vizioso e tornare a muoverti in libertà.
Bibliografia:
Arendt‐Nielsen, L. et al. (2017) ‘Assessment and manifestation of central sensitisation across different chronic pain conditions’, European Journal of Pain, 22(2), pp. 216–241. doi:10.1002/ejp.1140.
Arribas-Romano, A. et al. (2020) ‘Efficacy of physical therapy on nociceptive pain processing alterations in patients with chronic musculoskeletal pain: A systematic review and meta-analysis’, Pain Medicine, 21(10), pp. 2502–2517. doi:10.1093/pm/pnz366.
Nijs, J. et al. (2021) ‘Central sensitisation in chronic pain conditions: Latest discoveries and their potential for precision medicine’, The Lancet Rheumatology, 3(5). doi:10.1016/s2665-9913(21)00032-1.
Seal, K. et al. (2017) ‘Managing chronic pain in primary care: It really does take a village’, Journal of General Internal Medicine, 32(8), pp. 931–934. doi:10.1007/s11606-017-4047-5.
Sitografia:
Bonda, C. (2024) Your neurological guide to chronic pain management, Lone Star Neurology. Available at: https://lonestarneurology.net/others/neurological-pathways-for-chronic-pain-management/ (Accessed: 22 September 2025).
Chronic pain relief through effective physiotherapy (2024) Moveforward Physio. Available at: https://www.moveforward.physio/chronic-pain/ (Accessed: 22 September 2025).
Perth, M. (2025) Ankle sprains and physiotherapy: Injury grades and treatment, My Physio Perth. Available at: https://myphysioperth.com.au/ankle-sprains-physiotherapy/ (Accessed: 22 September 2025).


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